mercoledì 30 aprile 2008

Discorsi al bar

Buongiorno
Ah bello!
Che ti prendi?
Ho già fatto, grazie. Tu che mi dici di bello? La famiglia?
Tutto bene, Michele a settembre inizia la scuola
Ci siamo quasi allora
E già, un cappuccino e un cornetto ripieno alla crema
Sembra ieri che parlavi della sua nascita
Il tempo vola, che ti devo dire
Hai visto ieri la partita?
No, stavo impicciato con il lavoro
Che goal che ha fatto Nannarone…
Bello?
Se n’è bevuti tre di difensori, li ha mandati ha pisciare li ha mandati
Bene
Ho scommesso pure un po’ di soldi e ho vinto anche
Cavolo allora offrila tu la colazione
E figurati, piuttosto ti vedo sciupato
È che ‘sta notte non ho dormito granché. C’erano certi ubriaconi sotto casa che tiravano i sassi alle bottiglie vuote
E tu non potevi, non
Ci ho pensato come non ci ho pensato solo che
Lo so è più difficile da quando i giornali e la tv e il fottuto web ne parlano
Adesso sono tutti più diffidenti, è difficile veramente trovare qualcuno che ti entra in casa
Ti ricordi di Firmino?

E chi se lo dimentica
A Firmino non gli hanno fatto niente neanche quando ha sparato a quella vecchietta
Ma erano altri tempi, ripeto adesso è difficile che qualcuno ci caschi.
Ma una volta la gente si fidava di più della gente. Dove andremo a finire se nessuno si fida più di nessuno?
Non lo so
E chi erano quelli di questa notte?
Ma che ne so erano due o tre, forse quattro. Stavano a venti trenta metri da casa a tirare i sassi alle bottiglie
Pattuglie degli sbirri figuriamoci
C’era la partita mi hai detto?
A che ora è successo?
Saranno state le undici
Alle undici già stavano finiti?
Ai nostri tempi ci si finiva anche alle otto del mattino ma non si andava a spaccare le bottiglie sotto la casa degli altri…
Se stavamo un paio di anni indietro gli avresti potuto dire a quelli, Ehi gente, salite a casa mia a farvi il bicchiere della staffa, viva l’anarchia, che quelli salivano in casa e allora BAM! Fucilata in piena faccia!
E poi dicevi agli sbirri che i tipi ti volevano rapinare e loro non ti avrebbero fatto niente, neanche il processo
E invece adesso, per colpa di un manipolo di impiccioni che hanno scoperto le ragazzate innocenti di gente per bene come Firmino, tutto questo è finito e una persona per bene, dico per bene, come te o me è costretta a sopportare tutta la notte degli stronzi ubriaconi che spaccano le bottiglie per strada. Non si può andare avanti così…
Già

martedì 29 aprile 2008

Studio oculistico del dottor Kilgren

La signora aspettò che l’uomo dagli occhi di mosca uscisse dalla stanza del luminare per prendere suo figlio per la mano ed entrare insieme per la visita. Il bambino ci mise un po’ a voler scendere dalla sedia, non perché avesse paura dei medici o del Dottor Hap Kilgren in particolare, no, il figlio di questa signora, che poi noi chiamiamo signora solo perché è sposata quando in realtà si tratta di una ragazza, il ragazzino, si diceva, ci mise un po’ a scendere semplicemente perché non voleva muoversi. L’uomo mosca salutò tutti come si conviene quando si esce da un luogo pubblico, il bamboccio, ingenuamente come è giusto a quell’età, lo guardò come si guarda un’attrattiva, la madre allora gli disse: -Matteo, anche prima te l’ho detto, non fissare le persone- Un po’ per caso, un po’ per necessità che noi ignoriamo, subito dopo questo rimprovero su udì da dentro la stanza una voce solenne proferire le parole: -Il prossimo- -Dai adesso che il Dottore ci ha chiamato- La signora si affacciò timidamente, intorno alla scrivania c’erano in piedi oltre il Dottor Kilgren, anche la sua infermiera personale, la signorina Inga, e seduto un signore vestito da medico che la signora non aveva visto mai. Con la sua solita barba mezza nera e mezza bianca, il Dottor Kilgren indicò sorridendo la sedia alla signora –Prego- Il sorriso sereno, anzi angelico, del Dottor Kilgren, è inutile dirlo, scioglierebbe anche il cuore più duro. La signora quindi si accomodò. –Come posso aiutarla?- fece il Barone della medicina alla signora. –No no c’è un equivoco- fece la madre -È il bambino che deve fare la visita di controllo- -Ah, allora cambia tutto- rispose il Magnifico. –Quindi è te che dobbiamo visitare?- disse rivolto al pargolo –Come ti chiami?- -Mi chiamo Matteo- fece lui guardano un armadietto a vetro pieno di tabelloni, lenti e lastre colorate. -Sei venuto qui anche un’altra volta mi sembra?- Questa volta rispose sua madre per lui –Siamo venuti per il primo controllo un anno fa- -Ho capito, ho capito- la interruppe lui -Ma lasci che a rispondere sia suo figlio, vediamo se ne è capace. Quanti anni hai?- -Ho nove anni- -Allora sei un ometto, lo sai chi è questo signore qui- gli chiese l’Immenso alludendo al signore seduto vestito da medico che la signora non aveva mai visto prima. –Questo qui è il Dottor Nicholas Foreman, un famoso e stimato psichiatra- -Ciao- fece lo strizzacervelli al ragazzino alzandosi in piedi per salutare la madre -Cosa centra uno psichiatra con un oculista- chiese la madre, più che altro curiosa. –Vede signora, come dire… io e il mio collega cerchiamo di unire gli sforzi, anzi no, i nostri obiettivi- Come per un sesto senso che solo le mamme possono capire, la signora avrebbe voluto quasi dire sottovoce a suo figlio, Infilati la giacchetta che da qui si tela, poi, evidentemente per un rimasuglio di razionale, si disse di non agitarsi per niente. –Può spiegarsi un po’ meglio?- -Certamente. Vede mentre io gli controllo la vista, il mio illustre collega verifica le sua attitudini, se gli piacciono i fiori, non so se mi capisce, in questo modo come dire, facciamo- -Un attimo un attimo faccia piano. Ho capito benissimo è che non ne capisco l’utilità. I bambini a quell’età cambiano ogni giorno, vanno sempre alla ricerca di cose nuove- -Ed è proprio questo che noi dobbiamo capire. Che cosa ti piace fare a te?- chiese Foreman a Matteo –Oggi- rispose –Per esempio ho crocefisso una lucertola- -Molto bene- fece Foreman -Matteo- fece invece sua madre –Hai fatto una cosa orribile, con chi eri con quei soliti- -Signora non lo sgridi- la interruppe Foreman -Non lo soffochi, il ragazzo sta passando una fase, gli passerà, capirà che è una sciocchezza ecc. ecc. ci siamo capiti sì?- -Anche io da piccolo- fece Kilgren rivolto a Matteo come per proseguire il discorso del collega –Quando avevo più o meno la tua età, uccidevo lucertole, gatti, cani, galline, per…Ma questo è venuto dopo. Si comincia sempre con le cose piccole ricordati questo…Matteo. Lo stesso vale anche per le droghe e per il sesso- -Da quello che ho appena sentito- fece la signora –Suo figlio si stuferà presto di martoriare le lucertole- la bloccò Foreman -E cercherà qualcosa di più grosso. Più suo figlio crescerà e più avrà bisogno di uccidere un animale più grosso- -Ma questo chi lo ha- chiese ma fu di nuovo interrotta o peggio non ascoltata affatto -Ci credi- fece Kilgren a Matteo -Se ti dico che tra qualche mese ucciderai i piccioni con un fucile ad aria compressa che ruberai insieme ai tuoi amici in qualche negozio?- La signora guardò il figlio che con le mani si agitava tra l’imitare il gesto di sparare ai piccioni e il recuperare la giacca che intanto scivolava dalle ginocchia. –Bene, visto che siamo diventati amici possiamo iniziare la visita, che ne dici?- -Sì signore- -Molto bene, un ragazzino educato, Inga- -Mi scusi ma. Non ha ancora risposta alla mia domanda. A che serve la parte psichiatrica?- -Serve per inquadrare suo figlio – rispose Foreman -Per capire che futuro avrà. Nel senso, sapendo che gli piace uccidere piccoli indifesi animaletti, noi cerchiamo di non reprimere questa sua attitudine e di vedere, per dire, se può diventare un buon soldato, se ne ha le capacità psicologiche, signora è una direttiva ministeriale in vigore da una settimana, non ne è a conoscenza?- -Sinceramente credo che a quell’età sia prematuro stabilire il suo futuro- rispose la ragazza -Questo perché ragiona come madre e non come scienziata- disse Foreman mentre Kilgren posizionava il bambino sul primo strumento. –Allora…Matteo. Adesso ti faccio vedere una fotografia e tu mi devi dire prima di tutto se ti piace quello che vedi nella fotografia, mi segui?- -Sì- -Poi quando vedi che l’immagine si sdoppia tu mi dici, Si è sdoppiata, oppure, Ora! Quello che vuoi tu. Ci sei hai capito tutto?- -Che immagine gli state facendo vedere?- chiese la madre –Non possiamo risponderle e suo figlio dopo averla commentata e vista la dimenticherà per sempre. Questa come tutte le altre immagini che vedrà- -Servono a questo quelle ventose che ha in testa?- chiese la madre –Anche- fece Foreman -Non mi dice niente questa foto- -Va bene- fece Kilgren -Alla 37 ha risposto non mi dice niente, Nic? Signora si può accomodare sulla sedia per favore- -Adesso si è sdoppiata- fece entusiasta il ragazzino -Molto bene- disse il Barone –Signora mi scusi – disse Foreman -Si accomodi su quella sedia. Hai detto 37, Hap?-